{"id":13655,"date":"2021-03-04T05:00:29","date_gmt":"2021-03-04T04:00:29","guid":{"rendered":"https:\/\/donnexdiritti.com\/?p=13655"},"modified":"2021-03-04T07:24:10","modified_gmt":"2021-03-04T06:24:10","slug":"femminismo-e-arte-si-puo-la-violenza-illustrata-di-silvia-giambrone","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2021\/03\/04\/femminismo-e-arte-si-puo-la-violenza-illustrata-di-silvia-giambrone\/","title":{"rendered":"Femminismo nell’arte e le spine della violenza domestica"},"content":{"rendered":"

Che rapporti ci sono fra Arte e Femminismo? In realt\u00e0 il femminismo non si \u00e8 mai interessato all\u2019arte ma, al contrario, dalla met\u00e0 degli anni Sessanta molte artiste europee, nordamericane e sudamericane hanno inglobato nella loro pratica alcuni aspetti della militanza femminista. In quel momento di incredibile fermento culturale in cui per molte attiviste la vita \u00e8 diventata un tutt\u2019uno con la politica, le artiste cominciano a dar voce e visibilit\u00e0 alla loro condizione di emarginate della Storia dell\u2019arte utilizzando nuovi mezzi espressivi come la performance, la danza, la fotografia, il video e la parola<\/strong>.<\/p>\n

Il corpo, come limite e sconfinamento, diventa cos\u00ec lo strumento espressivo privilegiato per molte artiste di quegli anni<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Cosa \u00e8 rimasto oggi di quelle ricerche nella pratica delle artiste nate dopo la met\u00e0 degli anni Settanta? A questa domanda pu\u00f2 rispondere in maniera abbastanza esauriente il lavoro di Silvia Giambrone<\/strong> (Agrigento, 1981) che esplora il corpo come soggetto da un punto di vista non convenzionale, ovvero quello dell\u2019abuso e della violenza domestica.<\/strong> Utilizzando diversi mezzi espressivi fra cui il video, la performance, la fotografia, il ricamo e la scultura l\u2019artista prende ispirazione dalla propria vita, non cerca risposte ma pone molte domande e le interessa indagare l\u2019assuefazione alla violenza, intesa come parte malata di un rituale famigliare apparentemente immutabile, qualcosa di cos\u00ec interno al tessuto della vita da non essere pi\u00f9 riconosciuto come tale.<\/strong> Il suo lavoro \u00e8 una sorta di trattato di archeologia domestica, uno scavare all\u2019interno dei rapporti, uno svelarne i fragili equilibri; \u00e8 una sottolineatura ruvida del sopruso, talvolta esteticamente disturbante o al contrario appagante nonostante la sua manifesta spigolosit\u00e0.<\/p>\n

L\u2019artista obbliga cos\u00ec gli spettatori a una riflessione sui rapporti e sugli squilibri di potere che avvelenano le relazioni umane<\/p><\/blockquote>\n

Le sue opere sono feroci incursioni nel nostro privato e rendono ancora pi\u00f9 evidente come la violenza, parafrasando Hannah Arendt in La banalit\u00e0 del male, sia spesso quasi banale nella sua superficiale malvagit\u00e0. Questo insistere sulla violenza di genere, quindi su una violenza sessista e sessuata, \u00e8 lo strumento di lotta scelto da questa artista anche per tenere alta l\u2019attenzione su quel bieco fenomeno culturale<\/strong>, figlio del patriarcato, che partendo dal sopruso verbale ha la sua punta dell\u2019iceberg in quella mattanza di donne che in Italia la stampa ha battezzato \u201cfemminicidio\u201d (mogli, fidanzate e figlie uccise dai loro mariti, fidanzati, padri).<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

Le sue opere sono un potente dispositivo per riflettere sia sull\u2019addomesticamento alla violenza che sul tab\u00f9 che circonda questa pulsione, sulla capacit\u00e0 di poter assoggettare gli altri usando una grammatica affettiva e relazionale socialmente accettata a cui siamo talmente assuefatti da non riuscire pi\u00f9 a riconoscerla come tale. <\/strong>Come accade con le cose che ci circondano quotidianamente, dopo un p\u00f2 non le notiamo pi\u00f9, non ci facciamo pi\u00f9 caso. Nei suoi lavori gli oggetti di uso comune acquistano un significato sinistro e si caricano di angoscia esistenziale.<\/p>\n

\"Battlefield\"<\/p>\n

\u201cBattlefield\u201d<\/strong> (2017) \u00e8 un tappeto persiano, tipico oggetto decorativo di una casa borghese, che per\u00f2 ha al suo centro una bruciatura circolare, riempita di fiori secchi e cenere, che ricorda pi\u00f9 la desolata devastazione di un campo di battaglia che il confortante simbolo di un caldo benessere. L\u2019opera “Senza titolo con spine”<\/strong> (2017) rappresenta due scheletri di sedie da salotto unite da una forma di plastica globulare al cui interno \u00e8 germinata una selva di rami di acacia da cui spuntano lunghe spine acuminate.<\/p>\n

Una rappresentazione plastica delle tensioni domestiche che diventano sia il collante della relazione che parte del vissuto famigliare, ridefinendo con la loro pervasivit\u00e0 anche gli spazi fisici<\/p><\/blockquote>\n

\"\"\u201cLe stesse relazioni hanno dinamiche di potere interne, forme di soggiogamento che divengono codici e strutture, agite e concesse, tanto dalla vittima quanto dal carnefice. Mi interessa come la violenza leghi e costruisca nelle relazioni ponti di una solidit\u00e0 difficilmente raggiunta da dinamiche pi\u00f9 sane e considero l\u2019ambiente domestico luogo d\u2019elezione per abituarsi a questi equilibri cos\u00ec ambigui.<\/strong> Nello spazio domestico, tanto concreto quanto psichico, ci\u00f2 che dovrebbe essere affidabile e familiare si trasforma nel luogo dove mettere in atto una educazione che pu\u00f2 sconfinare perfino nella coercizione” (Silvia Giambrone, intervista di Lori Adragna su Artribune<\/a>).<\/p>\n

I suoi ricami sono la rappresentazione visiva della “Molecola dell\u2019eroina”, un\u2019operazione che ci fornisce una doppia lettura di un lavoro di arte applicata tipicamente femminile<\/p><\/blockquote>\n

\"\"Qui il riferimento eroico \u00e8 alla donna, a quella housewife<\/em> che in Italia ha ancora totalmente sulle spalle tuttoil peso della vita domestica e l\u2019accudimento della prole, <\/strong>che abbandona il lavoro dopo il primo figlio per mancanza di politiche di welfare, che non ha raggiunto la parit\u00e0 salariale e i cui diritti vengono costantemente messi in discussione. Tutte le opere di Silvia Giambrone sono realizzate in modo da creare un corto circuito visivo che permette agli oggetti di uso comune di diventare sinistri elementi di offesa. C\u2019\u00e8 quindi il preciso intento di portare alla luce il potenziale tetro, violento e crudo degli oggetti, perfettamente incarnato dalle serie dei “Frames” <\/strong>o dei “Mirrors”<\/strong> (2019), specchi e cornici di legno dorato che racchiudono dolorosi grovigli di spine di acacia, o dalla camera da letto miniaturizzata che diventa l\u2019icona delle false famigliarit\u00e0 che costituiscono l\u2019intimit\u00e0 di coppia.<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

\u201cPer mezzo della scultura voglio rendere gli oggetti quello che gi\u00e0 sono: ricettacoli di identit\u00e0, ‘cose<\/em>‘ che si caricano di proiezioni e significati che raccontano la vita di chi li usa, i luoghi che li ospitano, le relazioni che testimoniano. Sono intrigata da questi oggetti carichi di decorazioni perch\u00e9 mi sembrano raccontare, attraverso una precisa eredit\u00e0 estetica che appartiene alla nostra cultura, una sorta di ideologia delle relazioni,<\/strong> di quello che le relazioni dovrebbero essere, immerse in un territorio fiabesco, tradito dalla grande differenza tra l\u2019immagine di una relazione e quello che la relazione poi rivela di s\u00e9. Per scoprirne gli aspetti pi\u00f9 autentici bisogna cercare in ci\u00f2 che di s\u00e9 \u00e8 sfuggito all\u2019addomesticamento\u201d (Silvia Giambrone, intervista di Lori Adragna su Artribune<\/a>).<\/p>\n

\"\"<\/p>\n

La donna, secondo Carla Lonzi, teorica di “Rivolta Femminile” (Roma, 1970), \u00e8 stata privata dell\u2019arte dall\u2019egoismo narcisista dell\u2019uomo e della societ\u00e0 patriarcale-maschilista<\/p><\/blockquote>\n

Tuttavia le donne negli ultimi quarant\u2019anni si sono riappropriate di quel campo che, come molti altri, fino a quel momento era stato loro precluso. Il Femminismo, sia come movimento politico che come incubatore di creativit\u00e0, \u00e8 quindi ancora un motore fondamentale per l\u2019evoluzione dell\u2019Arte femminile,<\/strong> molta strada \u00e8 stata fatta ma la parit\u00e0 fra i generi \u00e8 ancora molto lontana dall\u2019essere realizzata.<\/p>\n

________________________________________________________________________<\/p>\n

Nelle foto le opere “Senza titolo con spine” (foto di copertina), “Battlefield”, “Molecola dell’eroina, “Camera da letto miniaturizzata”, “Frames e Mirrors” di Silvia Giambrone<\/p>\n

<\/a><\/p>\n","protected":false},"excerpt":{"rendered":"

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