{"id":10714,"date":"2019-09-09T05:10:27","date_gmt":"2019-09-09T05:10:27","guid":{"rendered":"http:\/\/donnexdiritti.com\/?p=8509"},"modified":"2020-02-28T23:36:38","modified_gmt":"2020-02-28T22:36:38","slug":"elisa-non-ha-provocato-la-sua-morte-sebastiani-e-il-suo-assassino-un-violento-che-la-voleva-come-un-oggetto","status":"publish","type":"post","link":"https:\/\/donnexdiritti.com\/2019\/09\/09\/elisa-non-ha-provocato-la-sua-morte-sebastiani-e-il-suo-assassino-un-violento-che-la-voleva-come-un-oggetto\/","title":{"rendered":"Elisa non ha provocato la sua morte, Sebastiani \u00e8 l’assassino: un uomo violento senza scrupoli"},"content":{"rendered":"

Adesso \u00e8 chiaro, il processo \u00e8 gi\u00e0 stato fatto e grazie al nostro grande giornalismo d’inchiesta \u00e8 emerso che la vera responsabile della morte di Elisa Pomarelli non \u00e8 altro che lei stessa: una donna di 28 anni che ha provocato il suo decesso per il suo comportamento verso il suo assassino<\/strong>, un amico che voleva essere il suo fidanzato ma che \u00e8 stato rifiutato da lei perch\u00e9, oltretutto, lei era anche lesbica. Una sentenza gi\u00e0 confezionata dai giornali che hanno insistito in maniera unanime sulle lacrime del povero Massimo Sebastiani che ha esordito con una confessione dove il pentimento per la sua azione dettata solo da un amore non corrisposto, \u00e8 stato messo in risalito pi\u00f9 della gravit\u00e0 del crimine stesso.<\/p>\n

Titoli che indugiano su ossessione, raptus di follia e sulle lacrime dell’assassino, e articoli che addirittura empatizzano con l’uomo descritto come un sempliciotto dalle mani grandi<\/p><\/blockquote>\n

che balbetta e si esprime a gesti: un criminale che in realt\u00e0 ha ucciso senza scrupoli una donna, sua amica, strangolandola e occultandone il cadavere per poi nascondendosi nel tentativo di sfuggire alla legge. Un uomo in realt\u00e0 violento e pericoloso ripreso in un video pubblicato sulla<\/strong> Libert\u00e0<\/a> dove spacca un armadio<\/strong> recriminando un potere su quella donna come un oggetto tra le sue mani che se non pu\u00f2 essere suo, non deve essere di nessuno.<\/p>\n

Ed \u00e8 cos\u00ec che ieri si \u00e8 consumata una delle pagine pi\u00f9 vergognose del giornalismo italiano: dai giornali locali fino a Repubblica e Messaggero, la quasi totalit\u00e0 dell’informazione ha solidarizzato con l’assassino che si \u00e8 macchiato di un femminicidio in piena regola. Una dinamica in cui la donna-oggetto (Elisa) che sfugge al possesso del maschio (Massimo),<\/strong> che non vuole se non come amico, viene punita con la sua soppressione fisica senza che questo per\u00f2 provochi un vero sdegno nell’opinionista ma neanche un’oggettiva descrizione dei fatti da parte del cronista che addirittura simpatizza apertamente con chi l’ha uccisa, ribattezzato “Gigante buono”.<\/p>\n

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E allora perch\u00e9 ricamare sopra un amore non corrisposto facendo presa su stereotipi cos\u00ec pericolosi, legati a una quanto mai inopportuna subalternit\u00e0 femminile? <\/span>Nessuno che abbia usato la parola “violento” per descrivere lo spaccarmadi<\/em>, <\/span><\/strong>nessuno che abbia solidarizzato con Elisa che aveva tutti i diritti di frequentare un amico e<\/span>\u00a0di respingerlo senza per questo pensare di dover morire, nessuno che si sia fatto scrupolo di mettere in prima pagina la foto dei due insieme sorridenti e felici come se nulla fosse.\u00a0<\/span><\/p>\n

Elisa uccisa perch\u00e9 amava le donne; lui Era profondamente innamorato; Il gigante buono e quell’amore non corrisposto<\/p><\/blockquote>\n

sono alcune delle perle raccolte nei titoli di giornali che praticamente hanno accusato Elisa di aver provocato la reazione di un uomo respinto che per troppo amore ha ucciso la donna che “non poteva avere”. Una vergogna che ha raggiunto l’apice in Rai dato che al Tg2 \u00e8 andato un onda un servizio con il seguente commento giornalistico: “L’uomo ha detto di essere distrutto, che la sua vita \u00e8 finita con quella di Elisa. Il corpo \u00e8 stato trovato coperto da una coperta in segno di piet\u00e0. L’uomo non \u00e8 andato mai via dal luogo in cui ha portato il corpo della donna, tutti i giorni andava a trovarla e le parlava.”\u00a0 Parole che rendono questi giornali complici di questi femminicidi che vengono descritti come reati marginali perch\u00e9 dettati da gelosia, raptus o amore, dove l’assassino viene dipinto come un uomo disperato <\/strong>che non poteva evitare di commettere quel crimine quando qui \u00e8 chiaro che i sentimenti non c’entrano assolutamente nulla perch\u00e9 chi ama non uccide. <\/strong>E questo perch\u00e9 nel profondo \u00e8 insito e ben fermo che l’uomo ha sempre delle ragioni, mentre la donna no, neanche quando \u00e8 vittima di una furia omicida.<\/span><\/p>\n

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Una rivittimizzazione grave che avviene ancora dopo anni di formazione fatta in tutta Italia dallo stesso Ordine dei giornalisti e dagli Odg regionali, su concetti spiegati a grandi lettere nel Manifesto di Venezia e in una miriade di articoli, saggi, convegni, libri, recuperabili ovunque da qualsiasi collega che si voglia documentare su quello che va a scrivere. Giornalisti\u00a0che non possono pi\u00f9 nascondersi dietro una presunta ignoranza perch\u00e9 allora sarebbero fuori dal mondo,<\/strong> e che ormai non possono pi\u00f9 esimersi dal prendersi la responsabilit\u00e0 di quello che scrivono e del dolore che provocano sia alle sopravvissute che ai familiari di chi viene uccisa.<\/p>\n

A questo punto, oltre la formazione che evidentemente non basta, forse bisognerebbe creare una sezione all’interno della commissione di disciplina dell’ordine dei giornalisti su questi argomenti e un canale privilegiato in cui si possano segnalare questi articoli procedendo speditamente alle dovute sanzioni.<\/p>\n

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