L’Italia ha fatto strike: 1 milione in piazza per difendere il Pianeta

Nella giornata per l'ambiente l'Italia si muove in piazza insieme al resto del mondo con Greta Thunberg

Lucrezia Cairo
Lucrezia Cairo
Social Media Manager



Nella giornata del “Global Strike for future” il mondo si è mosso per salvare la Terra contro l’inquinamento e a farlo sono stati giovani e giovanissimi richiamati dalla piccola Greta Thunberg, che a soli sedici anni è stata candidata al Nobel per la pace per il suo impegno sul clima: una ragazza che ogni venerdì si presenta di fronte al parlamento svedese per sollecitare seri e reali provvedimenti per la salute del Pianeta.

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Manifestazione a Roma

Un messaggio che in poco tempo si è diffuso in tutto il mondo e ha ispirato giovani di ogni età che si sono dimostrati capaci di contrapporsi alla sistematica distruzione dell’ambiente. Slogan, grida, musica e colori, ieri gli studenti hanno rivendicato ad alta voce la possibilità di un futuro che adesso non sembra possibile avere. Un milione solo in Italia che è stato il Paese che più di tutti ha risposto all’appello della piccola Greta che ha manifestato e parlato a Stoccolma: 100 mila a Milano, 30 mila a Firenze e Roma, 50 mila a Napoli, 10 mila a Bologna, 20 mila a Torino. Giovani che sono scesi in piazza anche in Germania, negli Stati Uniti, Gran Bretagna, in Spagna e Portogallo, in Belgio, Irlanda e Finlandia, comprese le città dei Paesi più inquinati come l’India, la Cina, la Russia e l’America Latina. Più di 2.000 eventi in 100 Paesi dove i ragazzi e le ragazze hanno gridato pretendendo un reale impegno per un futuro vivibile nel giorno del “Fridays for Future”.

9312159B-1A7A-44CF-A8CF-8F808BA73F15.JPGA Roma sono scesi in strada centinaia di cartelli  con le scritte “Non Respiro”, “Fate qualcosa Co2”, “Il futuro è nostro”, “Ao’ ma la volemo aiuta’ sta Terra?”. Ragazzi e ragazze arrabbiate, stanchi di vedere una politica che ignora l’urgenza più importante per vivere: quella dell’inquinamento atmosferico che rischia di portare al collasso il Pianeta in soli undici anni. Dati allarmanti che hanno portato gli scienziati a

cercare soluzioni alternative per convertire la nostra economia da lineare a circolare fondata su energie rinnovabili e riciclo

progetti che sono ancora troppo sulla carta e che dovrebbero invece essere attuati in tutto il mondo e al più presto, perché non importa se questa riconversione costa e se qualcuno perde molti soldi, perché senza questo il mondo va in fumo per tutti. I dati dell’IPCC (Intergovermental Panel on Climate Change) – il comitato ONU sul clima – parlano chiaro: durante il XXI secolo si potrebbe verificare un

aumento delle temperature di circa 4-5 gradi che provocherebbe lo scioglimento dei ghiacciai

e il conseguente aumento del livello del mare con parziale copertura delle terre emerse, insieme a modifiche importanti nella distribuzione, intensità e strutture delle precipitazioni, che andrebbero a influenzare la rete biologica e l’agricoltura, con un aumento di fenomeni estremi come siccità e alluvioni in varie parti del mondo, capaci di provocare profonde devastazioni.

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Mario Tozzi, il geologo che è sceso in Piazza con i giovani di Roma, chiede scusa “a nome di tutti quegli adulti che non hanno mai manifestato per quella che è l’emergenza più grave del nostro Pianeta”. “Devo chiedere scusa – ha detto Tozzi – per tutti quei politici che su questo Pianeta non hanno fatto nulla perché si combattesse il cambiamento climatico, anzi hanno continuato a sostenere modelli di produzione che non sono più compatibili con il benessere del mondo”.

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Mario Tozzi

Ma Tozzi è l’unico adulto a parlare perché oggi il palco, creato sui gradini di Piazza Madonna di Loreto, è tutto dei giovani che si sono stufati di non essere ascoltati, di essere ignorati e giudicati. Alice ha 9 anni e quando prende la parola, la piazza esplode : “Sono qui perché ho un messaggio per Greta – grida Alice – grazie per aver iniziato questo sciopero, perché se tu non l’avessi fatto noi non saremmo qui! Io voglio avere un futuro come hanno avuto tutti gli adulti e per questo dobbiamo agire adesso e salvare il Pianeta!”. Con lei ci sono Lorenzo e Alessandra che hanno solo tredici anni ma anche la capacità di sapere come stanno le cose: “Se l’uomo costruisce la sua vita, la sua economia, la sua società senza tener conto delle ripercussioni che lo sviluppo avrà sul suo futuro, la sua vita è destinata alla morte – dice Lorenzo – e noi siamo qui oggi per dire NO alle attuali politiche internazionali che ignorano l’evidenza, favorendo un’economia che verrà spazzata via insieme alla vita, se non agiamo ora”.

Lorenzo è un fiume in piena e grida che 9 milioni di persone muoiono ogni anno per l’inquinamento

dicendo che il cambiamento deve partire dal singolo per poi espandersi e contagiare chiunque. Parole riprese dalla giovanissima Alessandra venuta alla manifestazione per combattere per il proprio futuro: “Io spero che riusciremo a fare la differenza – dice – perché non è affatto scontato”.

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Donne che senza dubbio sono in prima fila in questa lotta perché oltre a Greta si stanno schierando a favore dell’ambientalismo altre, come la neo-congressista americana Alexandria-Ocasio Cortez, che con il progetto “Green New Deal” vuole portare il mondo verso un’economia a zero emissioni carboniche entro il 2050. “Le donne sono fondamentali – dice Luca di 21 anni in piazza a Roma – e sono anche più forti degli uomini perché riescono a fare cose che noi non riusciamo a fare”. Guardandosi intorno per la piazza è piena di cartelli alzati in aria che dicono che la Terra non ce la fa più e che lo sciopero di oggi è differente. E sono tanti, tantissimi i volti delle donne che decidono di prendere parola sul palco.

Come Martina che ha 18 anni e pensa che non sia un caso che proprio le giovani siano quelle che non hanno paura di contrapporsi ai leader di tutto il mondo

4C64703E-AF97-4495-8994-12FDEC06D867.JPG“Noi qui a Roma, come in tante altre città di Italia, abbiamo unito la manifestazione delle donne dell’8 marzo a questa manifestazione qui, anche perché noi donne siamo più sensibili all’argomento e molte di noi sono preoccupate non solo per il nostro futuro, ma anche per il futuro dei nostri figli”. Donne che, come Blythe Pepino, hanno deciso di non mettere al mondo più figli proprio a causa del cambiamento climatico e hanno indetto il “Birth Strike” perché preoccupate dalla crisi ecologica in cui versa Pianeta, ribellandosi all’idea di dare alla luce nuove vite messe a rischio dalla sopravvivenza nel futuro.

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Le foto sono di Cecilia Mussoni © Tutti i diritti riservati 

 

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