Media: il dissenso di genere che serve a un reale cambiamento

Alla FNSI di Rom giornata formativa per giornalisti e giornaliste su media, molestie sessuali, disparità

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice di DonnexDiritti Network e International Women



Nella sede della Federazione nazionale della stampa a Roma, si è svolta una giornata formativa per giornalisti e giornaliste su media, molestie sessuali, disparità, organizzata da Odg Lazio, Fnsi, Articolo21 e GiULiA giornaliste. Una giornata moderata da Tiziana Ferrario e Anna Bandettini che sono riuscite a tenere insieme un numero molto alto di interventi su temi diversi, senza mai perdere il filo del discorso con voci di giornaliste e giornalisti, direttrici e direttori, rappresentanti degli enti di categoria, professioniste, docenti e alcune delle firmatarie del manifesto “Dissenso Comune” che hanno preso parola sullo squilibrio di potere tra uomini e donne con un ampio spettro di interventi: dalle molestie, allo squilibrio di salario e la difficoltà di carriera per le donne, fino al femminicidio dimostrando come ancora in Italia ci sia molto da fare.
La presidente della Cpo Fnsi, Alessandra Mancuso, e la presidente dell’Odg Lazio, Paola Spadari, hanno presentato l’evento, mentre la presidente della Rai, Monica Maggioni ha detto che “In Rai le questioni di genere sono già state recepite nel contratto di servizio. In merito alla parità salariale è stato avviato un monitoraggio sulle carriere per avere un quadro oggettivo dal quale partire per costruire azioni mirate a ridurre la disparità di retribuzione che è oggi del 10 per cento».
Tra i direttori, Maurizio Molinari della Stampa ha sottolineato come la parità salariale sia “una delle questioni cruciali per una reale parità in tutte le democrazie occidentali”, e il direttore dell’Ansa, Luigi Contu, ha descritto la difficoltà dell’uso di un linguaggio corretto nelle redazioni a partire dalla sua dove sul caso di Cisterna di Latina in cui un uomo ha ucciso le figlie e ferito gravemente la ex moglie – il dubbio amletico era se chiamarlo femminicidio o meno perché la donna non era morta (quando sappiamo che il termine femmincidio viene usato non per indicare un uxoricidio ma tutte le forme di violenza che una donna può subire compresa l’uccisione o la tentata uccisione e qualsiasi forma di sofferenza, tra cui anche l’uccisione delle figlie). A questa difficoltà, ha risposto l’esempio positivo della corrispondente dall’Italia del New York Times, Gaia Pianigiani, che ha raccontato come

il NYT ha non solo sostenuto le donne che hanno denunciato le molestie a Hollywood ma ha proseguito raccontando le storie di donne coraggiose che negli Stati Uniti hanno denunciato soprusi e molestie

Un giornale che oggi ha esperta di genere “che dal suo particolare punto di vista”  sovrintende a tutti i contenuti riguardanti questi temi. Molto interessanti i numeri illustrati dalla presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni, che ha dato conto preciso della disparità salariale nell’ambito del giornalismo italiano precisando che siamo di fronte a uno squilibrio che si aggira sui 10mila euro l’anno, una cifra non di poco conto, come ha lei stessa sottolineato.
Mentre Elisabetta Cosci, prima vicepresidente donna del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, ha addirittura lanciato l’idea di una trasformazione dell’Odg in un “organismo culturale”, e la direttrice del Tg2, Ida Colucci, ha raccontato come la sua testata affronta il problema della narrazione della violenza sulle donne rivelando che anche in quella redazione, probabilmente la prima in Italia, esiste una figura dedicata al genere che, nella figura di Maria Lepri, si occupa in maniera specifica di questi temi. Silvia Resta, consigliera dell’Odg Lazio, ha infine lanciato il premio giornalistico dedicato alla memoria della collega Tania Passa, morta di cancro giovanissima, che premierà i migliori articoli e servizi sul femminicidio.
Dal convegno è uscito anche un interessante documento richiesta da  Tiziana Ferrario: una lettera di impegno rivolta alle redazioni, agli organismi di categoria, a tutte le giornaliste e i giornalisti italiani, in cui si chiede nello specifico:
  • alle colleghe e ai colleghi eletti negli organismi sindacali e in particolare alla commissione Pari Opportunità della Fnsi, di adoperarsi affinché nei contratti di lavoro dei giornalisti siano previste per i molestatori, sanzioni professionali e salariali, fino al licenziamento nei casi di molestie pesanti e recidive.
  • alle colleghe e ai colleghi eletti negli organismi dell’Ordine dei Giornalisti, di contemplare tra i casi di negligenza grave nei confronti dei colleghi, per i quali già si applicano sanzioni (dal richiamo, alla sospensione, fino alla radiazione), anche le molestie sessuali.
  • alle colleghe e ai colleghi eletti all’Istituto di Previdenza dei Giornalisti (Inpgi), di rendere obbligatoria la presentazione annuale di un bilancio di genere predisposto dall’Istituto con i dati a sua disposizione, che dia evidenza delle effettive retribuzioni e delle carriere delle giornaliste e dei giornalisti. E sempre a verifica costante sulle disparità, è opportuno che la Fnsi, d’intesa con l’Inpgi, concordi con la Fieg e altre organizzazioni datoriali, un sistema di rilevamento annuale nelle aziende per valutare, nel rispetto della privacy, misure di trasparenza negli stipendi e nelle carriere. A supporto di tali iniziative e per costruire consapevolezza e condivisione nella categoria occorre inoltre:
  • rilanciare l’Osservatorio anti molestie (varato dalla Cpo Fnsi due anni fa per raccogliere le denunce); – avviare una indagine nelle redazioni con questionari anonimi per raccogliere su dati e casi relativi a molestie e discriminane.

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