L’irrazionale paura del gender e la censura su Michela Marzano

Le crociate contro l’educazione alla diversità nelle scuole è la novella caccia alle streghe delle destre nel mondo

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice di DonnexDiritti Network e International Women



Il sesso biologico non determina necessariamente l’orientamento sessuale di una persona che non per forza dovrà essere eterosessuale: questa la realtà dei fatti, e allora perché accanirsi con tutte le proprie forze per negare questa evidenza? Quello che sta succedendo in Italia da un po’ di tempo è una indegna alzata di scudi contro un’ipotetica teoria del gender che si vorrebbe insegnare a scuola confondendo le idee a povere anime innocenti, su cosa sia un maschio e una femmina e sulle infinite modalità di accoppiamento anche “contro natura”.

E quella che in un primo momento sembrava una banalità insostenibile da guardare con distanza e con un sorriso di compassione, perché impossibile da sostenere, nel giro di pochi mesi è diventata un fenomeno preoccupante che rivela davvero l’anima conservatrice, bigotta e fascista mai morta di questo Paese. La questione è nata tempo fa dalla notizia della divulgazione nelle scuole di libretti dal titolo “Educare alla diversità nella scuola” messi in campo con il governo Letta e poi dati in pasto a una stampa omofobica che ha usato il libello incriminato per far credere che a scuola si insegnasse come diventare gay e lesbiche, o addirittura a masturbarsi (come se ce ne fosse bisogno). Una bufala dai risvolti grotteschi che la stessa attuale ministra dell’istruzione, Stefania Giannini, è stata costretta a smentire al Corriere della Sera affermando che questi opuscoli erano in realtà strumenti “di sensibilizzazione all’educazione alla parità tra i sessi, quello femminile e quello maschile, perché la nostra società deve fare dei passi avanti su questo fronte, e per prevenire la violenza di genere e l’omofobia”.

Ma in Italia la famiglia non si tocca e sebbene si parli da anni dell’importanza di un cambiamento culturale che combatta gli stereotipi, che sono anche alla base della violenza maschile sulle donne, oggi questi stereotipi non solo sono ancora presenti e agiti, ma addirittura difesi all’arma bianca. Per molti italiani la famiglia è ancora solo e unicamente etero, l’uomo deve essere educato a fare il maschio e la donna la femmina, in barba a tutte le convenzioni internazionali sulla discriminazione di genere ratificate dall’Italia, compresa la recente Convezione di Istanbul che, riguardo il contrasto alla violenza maschile sulle donne, batte il moltissimo sulla trasformazione culturale e l’abbattimento degli stereotipi che sono sessisti e distruggono la vita sia delle donne che degli uomini.

Ma l’inesistente teoria del gender, coltivata a dovere dalla destra e dal mondo cattolico, ha avuto un eco da creare sia un allarme irrazionale da crociata

Michela Marzano

contro l’educazione alla diversità nelle scuole, sia una sorta di caccia alle streghe, scoprendo il vero volto di un Paese incapace di qualsiasi passo verso un reale progresso laico e civile. Su un sito di divulgazione come Wikipink si legge che le espressioni teoria di genere o ideologia di genere “sono la traduzione dall’inglese di gender theory e gender ideology” e che “sono utilizzate dai sociologi, dagli antropologi, dai filosofi, dagli psicologi e dagli altri studiosi che si occupano dei cosiddetti gender studies (in italiano: studi di genere)”, che può significare lo studio del ruolo della donna o il comportamento maschile in una data società e in un certo periodo storico, in un contesto però in cui la lingua inglese “usa la parola teoria in senso molto più ampio di quanto non faccia la lingua italiana”. Teoria che mette in discussione l’ideologia di genere o anche “ideologia maschilista usata per indicare l’attuale asimmetria di potere tra gli uomini e le donne nella società occidentale, quelle credenze predominanti nel mondo occidentale dell’uomo bianco che hanno diffuso i valori, impliciti ed espliciti, riguardo alla naturalezza (e correttezza) del dominazione di un gruppo (maschio, bianco, proprietario, colonizzatore) su gruppi subordinati (femmina, non bianca, non proprietaria, colonizzata)”.

La fonte spiega come “I gruppi cattolici che combattono, con crescente veemenza, le teorie di genere non hanno come bersaglio coloro che studiano la condizione della donna in una sperduta tribù dell’Amazzonia, o il metodo per identificare il sesso d’un nascituro.

Il loro obiettivo sono infatti le teorie sul genere formulate dagli psicologi e dai biologi a partire dagli anni Cinquanta

del secolo scorso” e che “Uno dei loro bersagli, spesso citato, è la teoria proposta da John Money secondo la quale l’identità di genere potrebbe svilupparsi anche in contraddizione con il sesso biologico ma in accordo con quello che Money chiamava sesso di crescita, ossia, sulla base dell’educazione ricevuta”, per distinguere così il sesso biologico dalle quelle caratteristiche culturali che attribuiscono, in diversi contesti, caratterizzazioni diverse all’uomo e alla donna. Attivisti cattolici che affermano “che alcuni organismi internazionali e potenti lobby di potere LGBTI promuovono questa teoria attraverso la sostituzione del termine sesso con il termine genere, l’estensione alle coppie dello stesso del diritto al matrimonio, all’adozione, e alle tecniche di riproduzione assistita”.

La paura infatti non è solo quella di ritrovarsi bambini e bambine “diversi” ma è il riconoscimento dell’omosessualità come una scelta libera e normale

il riconoscimento di famiglie omosessuali con figli di fatto. Ovvero la messa in discussione della sacra famiglia: mamma, papà e figli rigorosamente educati a perpetrare stereotipi che sono fonte di discriminazione e violenza in base al genere (contro le donne) o in base alle scelte sessuali (omosessuali, lesbiche, trans, ecc.). Un fantastico mondo di violenti, razzisti, omofobi, maschilisti. Ma l’accanimento oggi in Italia tocca il grottesco se in un sito che si chiama “Pro vita” descrivendo un convegno all’Università di Catania, prende di mira la professoressa Graziella Priulla, sociologa della comunicazione e della cultura e docente ordinaria di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Catania, perché indica la teoria del gender come un pericoloso strumento usato ad hoc per “l’intromissione della Chiesa cattolica nella vita laica del Paese, nel tentativo di riappropriarsi del monopolio sulle fasi evolutive (e quindi anche quella sessuale) dell’individuo”. Una preoccupazione che “Pro vita” mette alla berlina sottolineando come “i laici, le donne e gli insegnanti democratici stanno combattendo con noi” (cioè con loro). Michela Marzano nel suo ultimo libro “Papà, mamma e gender” (Utet), cita campagne e spot sia di “Pro Vita” che di “Manif pour tous”, in cui si racconta che attraverso la teoria del gender a scuola si sarebbe insegnata la masturbazione in età scolare: “Spot che falsificano la realtà, influenzano l’opinione pubblica, anche quando questa è in buona fede”, dice Marzano.

Si parla di gender, si parla di educazione, ma in realtà quello che disturba è l’omosessualità

– spiega in una intervista a Wired – cioè è il fatto che si continua a pensare che ci sia una superiorità dell’eterosessualità sull’omosessualità, e si continua a pensare che gli omosessuali siano cittadini di serie B”. E questo malgrado tutte quelle famiglie esistenti che non corrispondono allo schema “normale” di papà, mamma e figli.

Un atteggiamento da restaurazione che ormai non è più serpeggiante ma manifesto tanto che il comune di Padova ha rifiutato di fare la presentazione del libro di Michela Marzano per sabato 14 novembre, con tanto di motivazione scritta, nei locali del comune in quanto, recita il comunicato firmato dal sindaco leghista Massimo Bitonci: “Il Consiglio Comunale, con mozione 2015/0070 approvata il 5/10/2015 ha impegnato il Sindaco e la Giunta Comunale a vigilare affinché non venga introdotta e promossa la ‘teoria del gender’ e che venga al contempo rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità. L’indirizzo approvato dal Consiglio Comunale individua pertanto un preciso interesse pubblico, impegnando il Comune nella vigilanza affinché sia rispettato ‘il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità’.

Infatti il Consiglio Comunale con la predetta Mozione ha riconosciuto ‘la famiglia fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna come un’istituzione naturale aperta alla trasmissione della vita e nel matrimonio liberamente contratto tra un uomo ed una donna il fondamento della famiglia quale società naturale, e ad afferma altresì come la famiglia sia il nucleo naturale e fondamentale della società e che come tale ha diritto di essere valorizzata. L’iniziativa da voi promossa, come richiesta di una sala comunale per la presentazione di un libro che avvalora ‘la teoria gender’ si pone in antitesi con l’indirizzo programmatico dell’Amministrazione Comunale su tale tematica”.

E anche se ieri il rettore Rosario Rizzuto ha aperto l’ateneo di Padova invitando Marzano a presentare lì il suo libro (sempre sabato 14 novembre), rimane il fatto che questa miscela esplosiva di ignoranza e conservatorismo, porta il segno di una pericolosa restaurazione in un Paese in cui adolescenti gay si suicidano perché non accettati e degradati dai compagni, le ragazze hanno il terrore di denunciare gli stupri subiti dai propri amici, e le donne vengono ancora uccise soprattutto nel momento in cui si separano uscendo proprio dallo stereotipo madre-moglie non accettato dal partner violento ma promosso da una ideologia che ci fa tornare indietro di mille anni.

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