Il governo attacca l’aborto: una marea violeta invade Madrid

Il ministro della giustizia Gallardòn vorrebbe ridurre l’interruzione di gravidanza ai casi di stupro o pericolo di vita

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice di DonnexDiritti Network e International Women



È una marea violeta quella che nella mattinata ha inondato le vie di Madrid: decine di migliaia di persone, donne e uomini di tutte le età che sono arrivati da ogni parte della Spagna insieme al “Treno della libertà” partito dalle Asturie. L’appuntamento è alla stazione di Atocha, per sfilare nelle strade della capitale contro il progetto di legge proposto dal

ministro della giustizia Gallardòn che vorrebbe ridurre l’interruzione di gravidanza ai casi di stupro o di pericolo di vita della donna certificata da due medici

cancellando così la precedente legge sull’aborto approvata nel 2010 da Zapatero. Una marea violeta inarrestabile che aumenta di ora in ora, e che procede decisa perché vuole vincere come la marea blanca che ha fermato la privatizzazione di alcuni ospedali pubblici di Madrid. Quello che questa gente vuole, è il ritiro della proposta di legge sull’aborto del governo Rajoy, ed è per questo che nelle strade di Madrid, oggi, la parola d’ordine è “Gallardòn dimission!”, un coro che quando arriva sotto il ministero della Sanità, grida forte per avere anche le dimissioni della ministra Ana Mato.

In bella vista c’è lo striscione del treno della libertà, su un altro c’è scritto “Nosotros decidemos”, una ragazza ha disegnato sulla sua pancia nuda “fuori la chiesa dal mio ventre”, e nelle mani il fiume di gente tiene strette bandierine con i simboli femministi, ombrelli rossi aperti ma anche le bandiere delle province e delle regioni spagnole chiamate a raccolta stamattina contro la legge Gallardòn, raffigurato in piazza come un dracula gigante di cartapesta.

Madrid

Gill McBride, un’australiana catapultata a Madrid per manifestare insieme alle donne spagnole, racconta dalla piazza: “E’ un fiume di gente così grande che non si riesce a vedere né la fine né l’inizio del corteo. La strada della manifestazione è enorme; sembra il raccordo di una grande città pieno di persone di tutti i tipi”. Gli striscioni non sono numerosi ma le bandiere della repubblica spagnola svettano per aria insieme a quelle azzurre delle Asturie. E’ uno spettacolo festoso; chi balla, chi canta: “Accanto a me c’è una nonna che sbatte sul coperchio di una penatola e grida slogan, è incredibile la forza e la vitalità di questo corteo, e quello che risalta è che si tratta di persone normali, famiglie, che sono qui perché vogliono decidere per se stessi, tutti”.

Le ore passano e le donne che sono in testa avanzano gridando: “Gallardón, io controllo il mio utero”, e non arretrano davanti alle tre fila di transenne. Poco prima delle 14, ora in cui il documento “Porque Yo decido”, firmato da 334 associazioni, deve essere consegnato, il ministro degli Interni Jorge Fernandez Diaz fa sapere che il governo ha già stabilito la sua posizione nel progetto di riforma della legge sull’aborto e che “nulla è più progressista nella vita che tutela i più svantaggiati”, frase che arriva dopo la dichiarazione del minstro Gallardòn che, già nella giornata di ieri, si era detto pronto a lasciare il governo ove passasse una pur minima modifica al suo articolato di legge.

Illustrazione di Anarkikka

Arrivate alle transenne, alcune donne vanno a trattare con le forze dell’ordine, per portare il documento al palazzo del congresso. Quando riescono ad oltrepassare le sbarre e a consegnare il documento che chiede di ritare la proposta di legge antiabortista e di lasciare quella attuale, scoppia un applauso che contagia la piazza, e tutti gridano: “Si può! Si può!”. Una possibilità che diventa più reale perché a sostenere le donne e gli uomini spagnoli che oggi sono scesi in piazza ci sono altre città del mondo che manifestano: da Londra a Parigi, Lisbona, Dublino, anche grazie a un passaparola che è stato determinante sui social network, più che sull’informazione tradizionale, e che ha lavorato  a livello internazionale.

Dopo le 14 sono iniziate infatti le manifestazioni un po’ ovunque, a cominciare dalla Francia dove più di 90 associazioni e gruppi si sono mobilitate nelle diverse città

e dove tutti i consultori francesi si sono mossi per questo appuntamento del primo febbraio. A Parigi, sotto l’ambasciata spagnola, c’erano bandiere e striscioni in difersa dei diiritti delle donne e non hanno partecipato solo donne ma anche molti uomini, e la stessa Anne Hidalgo, la candidata socialista a sindaca di Parigi di origine spagnola, era lì con loro.

In italia le donne si sono ritrovate in moltissime città anche sotto la pioggia: Firenze, Bologna, Napoli, Torino, Palermo, e in tutte quelle in cui si erano date appuntamento con la rete  Womenareurope. In particolare a Roma la manifestazione sotto l’ambasciata spagnola è stata molto vivace e partecipata: “Ci sono le ginecologhe, le ostetriche, anche alcune parlamentari, ma posso dire che in realtà ci sono tutte le associazioni e i collettivi di donne romane che conosco, oggi ci siamo tutte qui – dice Francesca Koch della Casa internazionale delle donne – e soprattutto vedo tante giovani che sono, direi, molto arrabbiate”. Gli slogan e gli striscioni nella capitale sono: “il corpo mio e io decido”, “io decido se essere madre”, “io decido di non fare il passo indietro”, e le ragazze buttano i coriandoli ovunque. Meno partecipata quella di Milano, per una pioggia battente che però non ha impedito di far scendere in strada donne e uomini, soprattutto ragazzi, che hanno partecipato alla manifestazione sotto il consolato spagnolo.

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