Maria Anastasi uccisa dal marito: un altro femminicidio raccontato come un raptus dopo una lite

La donna era incinta di nove mesi e aveva già tre figli adolescenti, ad ucciderla è stato il marito Antonio Savelli

Luisa Betti Dakli
Luisa Betti Dakli
Direttrice di DonnexDiritti Network e International Women



Maria Anastasi era incinta di nove mesi, aveva già tre figli adolescenti, e il suo corpo è stato trovato nelle campagne di Erice in provincia di Trapani in Sicilia. Ad ucciderla è stato il marito, Antonio Savelli, che ha fornito ai magistrati due versioni contrastanti in cui nella prima coinvolgeva i figli, che hanno smentito il padre, e nella seconda accusava la moglie di avere un’altra relazione. Su Repubblica.it si legge: “Savelli, in un primo momento, ha raccontato ai carabinieri di essersi trovato in auto, nelle campagne di Erice (Trapani) con la moglie e i tre figli adolescenti, e di essere sceso dalla macchina per accompagnarli a fare pipì. Al ritorno la moglie sarebbe sparita.

La versione dell’uomo è stata smentita però dai figli, che hanno raccontato che il padre li aveva convinti a confermare il suo racconto, ma che, in realtà, loro non erano con i genitori al momento della scomparsa della madre. Di fronte alla contestazione degli inquirenti, l’uomo ha cambiato versione e ha detto di essere andato nella campagna insieme alla moglie, che doveva incontrare il suo amante per interrompere la relazione extraconiugale che la donna aveva da tempo.

Maria Anastasi

Ennesima menzogna, secondo gli inquirenti, che hanno accertato che ad avere una storia parallela era l’uomo, che da mesi aveva imposto alla moglie e ai figli la convivenza con l’amante, che era andata a vivere nella loro casa. Secondo quanto ricostruito dai pm, dunque, l’assassino si sarebbe allontanato in auto con la moglie e dopo l’ennesima lite l’avrebbe colpita verosimilmente con un bastone alla testa, l’avrebbe tramortita e poi avrebbe dato fuoco al corpo”.

Un caso che molti giornali hanno descritto – ancora una volta – come “delitto passionale” mentre invece (sempre su Repubblica) si apprende che “I familiari di Maria Anastasi hanno affermato che il marito la teneva in uno stato di soggezione e non di rado la picchiava. La famiglia avrebbe avuto anche difficoltà economiche, tanto che la figlia maggiore si era trasferita a vivere con la nonna”.

uno dei casi compreso in quel 70% di femminicidi che avviene dopo anni di violenze domestiche

Solo ieri, durante la presentazione del rapporto annuale di Telefono Rosa, “Le voci segrete della violenza”, si parlava di 71 femmicidi dall’inizio del 2012 in Italia, a cui – aggiungo io – si sommavano (fino a ieri) 15 vittime collaterali di questi femmicidi. Oggi questa lista è già più lunga: 72 vittime di femminicidio e 16 vittime collaterali. Non facciamo in tempo a parlare che il numero si allunga.

Luogo del femminicidio di Maria Anastasi

Ma i giornali che danno le notizie li leggiamo solo noi? Sempre ieri, durante la presentazione di Telefono Rosa a Roma, Patrizia De Rosa, a capo del Dipartimento delle Pari opportunità, ha dichiarato che con il nuovo governo loro “hanno rischiato di sparire” ma che quando la ministra del lavoro Fornero, con delega al ministero delle pari opportunità, ha visto quello che loro facevano “ha capito” e ha detto a lei “continui”.

Una dichiarazione cui la presidente di Telefono Rosa, Gabriella Moscatelli, ha risposto, pur apprezzando il lavoro del dipartimento, che per affrontare la situazione italiana occorre non solo un Dpo, ma un ministero delle pari opportunità, con tanto di ministra a tempo pieno, e “con pieni poteri e portafoglio”. Patrizia De Rose poi ha sottolineato come questi uomini “non possono essere tutti pazzi” e che

questi uomini di fronte alla donna “emancipata” si trovano “persi” e che ormai “anche la moglie del tassista è competitiva”

“C’è qualcosa che non ha funzionato”, ha poi aggiunto De Rose, “e quindi va posto rimedio”. Senza sapere, forse, che sono le donne a rimanere più povere dopo una separazione, ha dichiarato, sempre De Rose, che lei ha “molti amici che non riescono a dare i soldi alla moglie” e che ha un’amico che “dorme in barca” (chi ssà quanto gli costa mantenerla) perché ha lasciato la casa a moglie e figli. Insomma la colpa è nostra, della nostra emancipazione di fronte alla quale gli uomini, sentendosi persi, diventano violenti e possono anche eliminarci fisicamente. Ma se la responsabilità dell’ondata di violenza, di stupri, femminicidi in coda a violenza domestica, è sempre nostra, ora mi spiego perché il governo Monti e la ministra Fornero non fanno nulla, perché se è nostra responsabilità, siamo noi che ce la dobbiamo risolvere.

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